martedì 15 aprile 2008

Requiem per la Sinistra

Infine se n’è andata.
Non ci si crede mai fino alla fine che possa accadere, si spera sempre in un miracolo, anche nella situazione disperata come quella in cui ha vissuto i suoi ultimi anni/mesi/giorni…

In realtà, a volerlo ammettere fino in fondo, è stato meglio così. Stava soffrendo troppo. Era una pena vederla ridotta all’ombra di se stessa, senza più quell’energia, quella lucidità, quella fantasia, quel coraggio.

Sono strani i funerali. Anche quelli delle persone a te più care. Hanno qualcosa di estremamente consolatorio, quasi di piacevole. Tutto quel raccoglimento, quel silenzio ovattato di affetti e di sguardi comprensivi, i ricordi che si accavallano tutti assieme e quel dolore che è ancora troppo presto per sentirlo realmente. Che bel funerale…

Dopo tutto lo strepito, le urla disumane, l’affannarsi pietoso e la volgarità della disperazione.
Finalmente, il silenzio.

Per un po’sarà bene non pensarci.
Vi prego, chiedo silenzio.

PIDO SILENCIO

AHORA me dejen tranquilo.
Ahora se acostumbren sin mí.
Yo voy a cerrar los ojos
[…]
Amigos, eso es cuanto quiero.
Es casi nada y casi todo.
Ahora si quieren se vayan.
He vivido tanto que un día
tendrán que olvidarme por fuerza,
borrándome de la pizarra:
mi corazón fue interminable.

Pero porque pido silencio
no crean que voy a morirme:
me pasa todo lo contrario:
sucede que voy a vivirme.
[…]

Pablo Neruda – (Estravagario, 1958)

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