domenica 12 febbraio 2012

Il re è sempre più nudo.


La farsa degli esami “ufficiali” di recupero del debito del primo quadrimestre non è altro che una delle centinaia di assurdità presenti nella scuola italiana.
Alunni completamente demotivati, viziati, ignoranti, talvolta arroganti, che hanno accumulato lacune a strati ormai calcificati, dovrebbero con un corso di una decina di ore (spesso focalizzato sui contenuti e non sulle abilità) “rimediare” carenze che potrebbero essere recuperate solo attraverso miracolosi interventi divini che agiscano sulla famiglia, sulla motivazione, sulle abilità di studio e che richiederebbero, una volta risolte queste abissalmente complesse problematiche, anche molto, ma molto tempo per dedicarsi, finalmente, ai contenuti.

Non basta più la valutazione sintetica espressa da un voto, per esempio 4 (insufficienza grave) o 5 (insufficienza non grave). A fine quadrimestre ho dovuto crocettare un modulo (per ogni studente “da recuperare”) dove indicavo in che grado ogni singola abilità (ex. "parlare più o meno correttamente l'inglese") era stata da me valutata.
Ma non solo debbono essere stilate liste descriventi abilità, ci sono anche le “competenze” (tipo: quel che dice più o meno correttamente serve per comunicare qualcosa), ed infine i famosi contenuti (preferibilmente parcellizzati, perché magari lo studente ha svolto quasi sufficientemente un compito su Shakespeare ma molto male un altro su Milton..., oppure sa bene il “present perfect” ma non sa la frase ipotetica).

La nostra scuola ha offerto una serie di “microcorsi” che ha chiamato “moduli tematici” (esclusivamente basati sui contenuti), sommabili / cumulabili / combinabili, di durata varia (dall'una alle sei ore a seconda della complessità) perché lo studente potesse organizzare un recupero “su misura” (vi lascio immaginare gli incredibili problemi nell'organizzazione degli orari, viste leinevitabili sovrapposizioni di diverse materie).

A tutti gli studenti che venivano a chiedermi “a che corso devo iscrivermi?”, ho risposto: “ad uno che ti costringa ad ascoltare per lo stesso numero di ore che hai perso in tutt'altre attività (fisiche e mentali) mentre io ti facevo esercitare le abilità di ascolto, leggere lo stesso numero di brani assegnati che tu non hai letto, svolgere insieme a te tutti gli esercizi scritti che non hai svolto e, mentre si fa tutto ciò, spiegarti contemporaneamente le regole grammaticali che non hai capito/sentito ma che hai dimostrato di sapere nei test, grazie al buon cuore di qualche compagno che ti ha passato il compito e alla mia impossibilità di controllare tutti durante questa altamente significativa attività”.
Avrete sicuramente intuito che non credo all'efficacia di questi “microcorsi” organizzati per salvare la faccia e mettersi la coscienza a posto con l'opinione pubblica (e soprattutto con il Ministero).
Alla fine di ogni intervento di questo tipo si fa un test “obbligatorio” e “ufficiale” (possibilmente basato sulle “microcose” svolte, altrimenti ci saranno valanghe di proteste) durante il quale un numero spropositato di studenti vigilato da pochi insegnanti collaborerà alla grande alla riuscita ottimale (mi basta sei) del test.
Fare un esame serio, con tanto di interrogazione orale individuale, non se ne parla. Ci vogliono troppe risorse, tempi lunghi, corsi di recupero “congrui”. Inoltre, in questo modo, dove va a finire
“l'oggettività” della prova?

A parte il fatto che la tecnologia mi consentirebbe, se volessi, di registrare le performance nel parlato (una delle prove più affidabili per stabilire se uno studente è capace o no), l'ossessione dell'oggettività della prova si rende manifesta soprattutto quando si ha paura che qualche docente sia più severo di un altro, ma soprattutto più “buono”.
Vorrei tranquillizzare quanti (soprattutto i dirigenti) siano preoccupati del fatto che alcuni docenti facciano passare “più facilmente” degli altri i loro studenti: gli studenti di questi colleghi “buonisti” non andranno comunque a recupero, avranno sei al primo quadrimestre!

Quest'anno credo di aver toccato il limite nel mio grado di sopportazione di questo sistema che mi avvilisce facendomi perdere energie e tempo più utili per la sperimentazione, la preparazione di lezioni efficaci e ricche per poter lavorare con quei pochi studenti che ancora apprezzano queste cose, perché è per loro che lavoro, sono un investimento per il mio stesso futuro.
La massa di pelandroni che abbiamo contribuito a creare (molti nel frattempo sono diventati i genitori dei nostri attuali alunni) non la recupereremo certo in questo modo. Accettando supinamente (e ipocritamente, visto che ogni ora di queste lezioni viene pagata profumatamente) questa gestione delle risorse continueremo a fare il gioco dei padroni, che ora si sono inventati gli interventi di recupero obbligatori per distrarre le energie dei migliori docenti e dare così la mazzata finale alla scuola. Tutto nei piani.

Quando ne parlo con i colleghi, sono quasi tutti d'accordo con me (e a volte, di nascosto, anche il dirigente!). Ma allora, come mai va tutto avanti senza che nessuno protesti? Perché ormai il far finta di niente è entrato nei nostri cromosomi, digeriamo qualsiasi cosa pur di non doverci stressare con proteste o pericolose esposizioni personali. Mi dispiace, mi sento profondamente di un'altra pasta. Mi costituisco, licenziatemi.

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